12 Prairal , 217 Ep.Riv. (18 giugno 2006 d.C.)

Il capitano Lassalle si preparò a celebrare l’anniversario della battaglia di Waterloo nell’avamposto sperduto della Repubblica. Anche nel cassetto ermetico dove era stata conservata accuratamente la sua divisa da cerimonia riuscì a trovare granelli dell’onnipresente polvere rossa. Il deserto lì fuori, era addormentato da milioni di anni solo in apparenza. In realtà fingeva e tramava sotto la sabbia.
Non avrebbe mai accettato l’invasione degli uomini e il loro precario avamposto.
Per un attimo Lassalle smise di lottare con la polvere rossa e guardò fuori dalla finestra.
Davanti a lui si stendevano a perdita d’occhio le colline pietrose, traforate con pazienza dalla colonia industriale. A quei miseri tuguri si aggrappavano fino all’ultimo i disperati che arrivavano fin laggiù: minatori, operai, dissidenti. Per la maggior parte esiliati a causa di reati politici inventati appositamente per loro dalla madre patria.
La loro unica prospettiva era una breve vita di sofferenza e fatica nelle miniere o nelle serre.
Ma anche i loro guardiani dovevano scontare qualche peccato: la madre patria non mandava certo i suoi uomini migliori a comandare la guarnigione della Legione Straniera, il 5eme Regiment “Alsace” del forte Le Désespéré.
Era il nome ufficiale che veniva scritto nei documenti burocratici.
Perfetto per quella banda di aguzzini, ex tagliagole e mai pentiti assassini di tutto il mondo, distinguibili dal resto della feccia unicamente per la divisa e il chepì un tempo bianchi. Sull’orizzonte continuava a brillare crudele la stella azzurra che Lassalle cercava di ignorare.
Gli ricordava il motivo per cui anche lui era stato assegnato al comando del forte Le Désespéré.. A volte si diceva che fosse valsa la pena. A volte si sarebbe infilato una palla di piombo al pensiero
delle dolci notti di Bagdad, quando un’altra persona, un ingenuo ufficiale di fresca nomina si era innamorato di una misteriosa dama dagli occhi di cerbiatto
Lassalle cercò di ricacciare il ricordo del sorriso intravisto nel velo di seta.
Le sue ardenti parole.
E poi tutte le notti di passione sotto il cielo d’oriente, i giardini segreti, gli ombrosi corridoi che si riempivano di sussurri e di risate.
La camera di lei nascosta in un’ala abbandonata del palazzo, l’alcova profumata, l’inespugnabile nido d’amore tra le cortine di organza.
Quando li scoprirono, lei, la figlia del Gran Visir, fu esiliata in un collegio in Europa mentre lui dovette scegliere se lasciare l’esercito o partire per l’ignoto.
Solo troppo tardi scoprì che l’ignoto aveva a che fare con lo squallore del forte Le Désespéré.
«Maledetta polvere rossa!» sbottò Lassalle cercando di allontanare i ricordi di una vita ormai lontana migliaia di secoli e milioni di chilometri.
Raddrizzò le spalline cadenti e sistemò la fusciacca col tricolore regolamentare sui fianchi.
La sua faccia scavata continuava a sembrare quella di un uomo braccato e senza speranza, uno fra i tanti disperati della colonia.
Infilò il casco e regolò i manometri. Così bardato scese nella squallida camera stagna che si apriva sulla piazza d’armi del forte. Esitò prima di calpestare la terra rossa, poi si decise a inalare l’aria che odorava di ruggine e partì con il passo marziale e orgoglioso che l’aveva reso protagonista di tutte le parate in accademia. Ora sembrava solo una saltellante imitazione, in quel pezzo di deserto marziano a malapena difeso da rozzi muri di cemento.
La bandiera avrebbe ondeggiato appena nella tenue atmosfera del pianeta rosso, ma ogni cerimonia iniziava così. Anche quella per celebrare la vittoria di Napoleone a Waterloo e la nascita della Repubblica Rivoluzionaria Europea.
Poco sopra le mura la stella azzurra appena sorta gli fece nuovamente desiderare che le cose fossero andate in un modo diverso.


(Scritto per un blog su Splinder ormai estinto, dimenticato in un cassetto ma poi riletto e approvato da Dontpanicten)

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Salvatore Mulliri

Grafico, designer e webmaster di questo sito, il suo riferimento è Karel Thole, leggendario disegnatore delle copertine di Urania. Scrive racconti per giustificare le bizzarre illustrazioni che realizza da sempre.

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