Lei era come l’ultima volta. La solita ragazzina allegra: quello sguardo vispo da sotto in su, come se già conoscesse le sue intenzioni e fosse a una mossa dallo scacco matto. La pigra predatrice di sempre.
«Ciao come stai?» 
«Ciao. Grazie per i fiori.»
«Quali fiori?»
«Questi…» rispose lei indicando il cespuglio di rose gialle Blumenschmidt. 
«Ah, le rose. Sapevo che ti sarebbero piaciute.»
«Le ho gradite moltissimo. Adoro i petali gialli che sfumano in albicocca. Sono così morbidi.»
«Avevo voglia di vederti» disse lui, ipnotizzato dalla mano che accarezzava i petali. Lei sorrise.
«Ti sei mai domandato come fanno le rose a sbocciare sempre più belle dopo la stagione fredda?» 
«No. Veramente io…» 
«È per la potatura di  fine  inverno, prima che faccia la sua comparsa il fogliame nuovo. È come un miracolo. Il vecchio ramo si rigenera dalla ferita causata dalla potatura. Oggi mi sento come se fossi rifiorita dopo un lungo inverno. Avevo bisogno di un po’ di riposo  prima di  ritornare a…»
Lui premette il pulsante di pausa e richiamò il menù del pannello di controllo.

Lei era perfetta. Ma questo già lo sapeva. l’Intelligenza Artificiale era in grado di ricreare simulazioni indistinguibili dalle persone vere, pin grado di superare l’esame poco indulgente di chi continuava ad amarle. Aveva seguito le istruzioni vocali con pignoleria e risposto a tutte le domande con sincerità, come se si stesse confidando con un vecchio amico.
La simulazione di Elle era tale e quale: il suo sguardo sornione e allegro era reale come se lei lo stesse davvero esaminando per decidere cosa fare di lui. Un po’ scettica, un po’ divertita, come sempre. I suoi capelli erano illuminati dalla luce di un tiepido sole di aprile. Lui scosse la testa come per scacciare qualcosa d’insistente e fastidioso. Forse aveva esagerato con le opzioni. Troppi riferimenti alla botanica.
Con un nervoso movimento della mano sull’interfaccia tolse ogni cenno ai fiori dall’apposita casella del menù.

Le rose, la grande passione di Elle. Sino alla fine: persino quando lui l’aveva trovata senza vita nella sua serra, dopo aver ingerito un intero flacone del pesticida che usava per proteggerle.

Tra le sue amatissime Blumenschmidt.
Fece ripartire la simulazione.
«Ciao. Come stai?»
«Ciao…»

Tadako Okada

In un’altra vita produttrice di manga e sceneggiatrice. Da otto anni vive in Italia in una città sul mare della quale adora la cucina tipica e la totale assenza di eventi sismici. Disegna acquarelli di gabbiani e il suo nome letto in un certo modo diventa un palindromo

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