Stamattina, ero alla finestra, ho sentito un rumore di arbusti spezzati.Mentre il crepitio aumentava d’intensità, le foglie cadevano troppo veloci: non c’era vento.
Mi è parso di vedere qualcosa, o qualcuno, spostarsi in giardino. Era di foglie, rami e tralci, quasi perfetti.

Quasi.
La perfezione della natura non è replicabile, si sa. Nella sua metamorfosi, pur impacciato, circospetto, si andava confondendo sempre più con le piante. Apprendeva e ricopiava tutto; cresceva disinvolto, forte dell’ebbrezza che gli davano rugiada e piccoli successi. Mi sono affacciata spesso a controllare; lanciava sguardi clandestini alla betulla più bella, beandosi nelle linee flessuose e leggere. Verso sera si muoveva come fosse padrone del mondo, nella sua verde sicumera. Sono andata a parlargli. Lo avreste fatto anche voi, credo. E’ un essere binario, sostiene, viene dalla Valle del Silicio, e da quando è uscito da un incubatore tecnologico è stanco di stare in mezzo a quel groviglio di semiconduttori e altra paccottiglia cibernetica.
Un tempo il suo proposito era di diventare umano.

Per fortuna crede che il mondo sia degli alberi e per adesso si limita a lavorare su di loro.

Non è facile addormentarsi, stanotte; ho paura di scivolare in un sogno che potrebbe gelarsi, scomposto e ricomposto in un mosaico di sequenze binarie. Metto una piccola pianta sul davanzale, spero possa bastargli.

Lucia Saetta

Laureata in materie oscure, segue con attenzione l’impatto delle nuove tecnologie su economia e società tifando per l’entropia come chiunque abbia letto buona fantascienza. Ha curato iniziative sperimentali di scrittura e fumetto nel web. Collabora con una rivista culturale italo-francese e vive con tre emissari di Cthulhu che si fanno passare per gatti.

1 Comment

  1. Racconto bellissimo

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