La notizia apparì in sordina nell’articolo di un blogger di tredici anni appassionato di astronomia. Riprendeva un fondo del giornale locale di Eden in Colorado. A circa sessanta chilometri dalla città – in realtà uno sparuto gruppo di fattorie e un emporio con ufficio postale- due guardaparco nel loro giro di perlustrazione avevano trovato in un canyon un grosso parallelepipedo di metallo coperto da incisioni incomprensibili. I due si dissero convinti che fosse una specie di cassaforte a causa di una misteriosa ghiera mobile e finemente graduata in uno dei lati.

L’articolo, compresa la foto di rito dei due agenti ai lati della “cassaforte”, era stato messo in rete tra le curiosità locali.

Si dice che le informazioni in rete arrivino in tempo reale da una parte all’altra del pianeta; invece, ci vollero sette lunghi giorni perché l’immagine arrivasse davanti all’esoterista David Fincher.

Nel frattempo, la cassaforte – diventata ben presto “degli alieni”- era già una curiosità turistica. Ovviamente, molti pensarono ad una frode escogitata dall’ente parco per ottenere maggiori sovvenzioni, tanto che nessuna autorità locale cercò di fermare chi cercò di aprirla. A dire la verità capitò solo il primo giorno: le persone si presentarono con i più fantasiosi attrezzi: mazze da baseball d’acciaio, piedi di porco, spranghe e leve di tutti i tipi, ma nulla riusciva ad intaccare il materiale della cassaforte.

Arrivò persino una squadra di demolizione edile della capitale dello stato con una cassa di candelotti di dinamite.

A quel punto la direzione del parco fu costretta ad intervenire: un cartello con tanto di stemma federale fu piazzato al lato della cassaforte e fu vietato l’uso di qualsiasi esplosivo, oltre che dei normali strumenti di scasso e contundenti.

Si poteva azionare la ghiera della combinazione una sola volta, nel rispetto del numero di precedenza che veniva dato all’inizio della fila dagli addetti del parco. Ogni persona aveva a disposizione tre minuti e non poteva essere aiutata da nessun altro. Il terzo giorno fu posto un maxischermo di ottanta pollici con l’inquadratura della telecamera puntata sulla cassaforte e, in sovraimpressione, il numero in quel momento attivo. Il quarto giorno la fila fu fermata per un’ora, quando un gruppo di esperti esaminò il forziere; ne approssimò il peso a seicento chilogrammi certificando la resistenza dell’oggetto ai raggi X e all’analisi spettroscopica. Le prove di apertura furono in fretta e furia riattivate in seguito all’agitazione popolare per l’interruzione dei tentativi. Il sesto giorno il caso arrivò ai giornali nazionali.

David Fincher, era dall’altra parte del paese quando apprese la notizia ma  corse subito comprare il primo biglietto aereo per il Colorado.

Con sé portava le prove inconfutabili che l’oggetto era stato già avvistato nei secoli precedenti. Nella sua valigetta aveva disegni minuziosi della cassaforte databili al medioevo e persino fotografie risalenti agli inizi del ventesimo secolo.

Non era solo pericoloso aprirla, ammesso che qualcuno fosse riuscito nell’impresa, perfino stuzzicare lo strano manufatto era un azzardo mortale.

A quanto pare dalle cronache, risultavano molteplici apparizioni e  si parlava di tentativi di apertura sin dall’epoca di Gregorio XI,  poco prima della Guerra dei cent’anni, poi alla partenza di Cristoforo Colombo e da qualche parte in Russia a metà degli anni ’80. secolo. Secondo Fincher l’unica volta che la cassaforte venne aperta ci fu il cataclisma, poi riportato da tutti gli antichi testi sacri, che comunemente chiamiamo diluvio universale.

Arrivato a Eden Fincher si recò di buon mattino nell’ufficio del dirigente dell’ente parco ma fu fatto attendere da una solerte segretaria, perché il suo principale era in diretta streaming per il solito comunicato stampa sulle prove del giorno addietro. Dall’altra stanza  arrivavano frammenti dell’audio:

“Tentativi effettuati… cento settantotto… successi nessuno… Gli esperti dicono… oro… fama… Presidente…”

Intanto, la segretaria gli presentò il tariffario per le interviste su un cartoncino aggiungendo che sarebbe stato opportuno consegnare in anticipo le domande per il direttore. Fincher strabuzzò gli occhi davanti alle cifre esorbitanti poi disse imbarazzato che si sarebbe accontentato di una dichiarazione. Era quella che costava di meno. Ebbe così accesso all’ufficio.

Stava per tirare fuori i documenti dalla sua valigetta: con quelli avrebbe di certo convinto tutti che aprire la cassaforte non era una buona idea,  ma, in quel momento due guardaparco entrarono agitati. La cassaforte era sparita. Volatilizzata.

Poco prima dell’apertura dell’attrazione, i due erano andati a dare il cambio al guardiano di notte quando si erano accorti che l’uomo si era addormentato e la cassaforte era scomparsa.

 “Niente rimborsi, mi dispiace”, disse la segretaria con la ricevuta della carta di credito.

Fincher tornò a casa con le tasche alleggerite e un brutto presentimento. La sera accese la televisione sul canale delle notizie. Trasmettevano le immagini in diretta dalla Cina. D’improvviso le persone stramazzavano esanimi a terra.

(questo racconto è stato pubblicato precedentemente su fantawriter.wordpress.com )

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Fanta Writer

Ha studiato Scienze Gnoseologiche al M.I.A e lavora come Counselor per le maggiori Società quotate alla Borsa di Bordeaux. Nel tempo libero, racconta storie di fantascienza attorno a un fuoco digitale, e spera di non essere mangiato dai leoni. Il suo motto è: Hoc est illud punctum quod inter tot gentes ferro et igne dividitur?

3 Comments

  1. Questo racconto è uno dei miei favoriti.
    Sarà perché è il primo di quelli che ho letto di questo giovane autore dotato di grande simpatia – e non gliel’ho nemmeno corretto. Eppure ne ha scritti diversi, alcuni buoni, la maggior parte ottimi, come gli asini di Tyran 2 o il più breve Mr. Kane, solo per citarne un paio.

  2. “Hoc est illud punctum quod inter tot gentes ferro et igne dividitur?”

    Seneca

  3. [correzione del profilo editata]

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