Lui non riusciva a distogliere lo sguardo dallo spettacolo, lei lo osservava un po’ infastidita, come tutte le volte. Succedeva sempre quando si sintonizzava su quel canale.

– Caro, è da anni che segui questo reality. Non ti sei ancora stufato?

– Non ci posso fare niente. Trovo irresistibile la vista di questi omuncoli mentre si dibattono nelle loro misere esistenze. Non mi stanco mai di ascoltarli mentre fanno vane promesse a sé stessi o  quando cercano di superare la propria mediocrità senza mai riuscirci. Come puoi non rimanere affascinato dalla loro inguaribile incapacità di comprendersi a vicenda? Io rimarrei a guardarli per ore, incantato dal loro perseverare instancabile nei propri errori. A volte sembrano solo roditori ciechi in un labirinto. Suscita in me uno strano sentimento vederli sbagliare sempre, pur avendo la svolta giusta davanti ai loro occhi.

– In realtà in questo tuo interesse c’è qualcosa di morboso che mi allontana da te.

– Che dici… Mi affascinano… ecco… forse perché un tempo eravamo come loro… immagino.

– Impossibile… Guarda! Ci hanno visto! Ci stanno indicando

– Hai ragione. È meglio spostare il sistema di ripresa.

Quello che da terra sembrava un disco luminoso circondato da diafane luci intermittenti si allontanò a velocità prodigiosa.

Uno dei ragazzi che aveva visto l’oggetto volante sparire repentinamente, s’interrogò commosso su quanti misteri  ci fossero ancora da scoprire nell’universo.
Il suo pensiero echeggiò per tutta la galassia, attraverso la rete iperluce, riverberando un’ondata empatica di applausi mentali alla chiusura dell’ennesima puntata dell’Isola dei Terrestri, favorendo così le vendite di un noto lassativo per umanoidi.

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Marco Pagot

Ha studiato lingue orientali, è esperto di cucina giapponese e ikebana. Da sempre appassionato di anime, manga e fantascienza cyberpunk, pubblica racconti di fantascienza dall’età di diciassette anni. Il suo vero nome assomiglia a quello del protagonista di un film Miyazaki ma è solo una coincidenza.

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